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"Exploration is the physical expression of the Intellectual Passion.
And I tell you, if you have the desire for knowledge and the power to give it physical expression, go out and explore..."

Apsley Cherry-Garrard, 1886-1959
 

ANDRILL

Diario della perforazione

ON ICE REPORT

del 9 e 16 Dicembre 2006 (tradotti e adattati dai report originali su andrill.org)

Oggi 16 dicembre la testa di perforazione si trova a 909,98 metri sotto al fondale marino. Tra il giorno 12 e 13 dicembre è avvenuta una sostituzione della testa di perforazione. La attività di perforazione sta procedendo a ritmi di 30-40m nelle 24 ore, e a questo ritmo ci si attende di raggiungere la profondità obbiettivo (1200m ) attorno al 25 di dicembre.

A 700 m di profondità, sono state sostituite le aste di perforazione (vedi disegno a fianco) con un tipo di diametro più ridotto. Le aste utilizzate per arrivare a quella profondità erano di tipo HQ (di 62 mm di diametro), da quella profondità in poi sono state utilizzate quelle di tipo NQ che consentono di ottenere una carota di soli 45 mm di diametro.
Sono le più piccole che vengono utilizzate e si useranno fino alla fine della perforazione.
Sabato 2 Dicembre al termine di un ciclo di perforazione le aste HQ alla profondità di 700 m si sono bloccate. Dopo alcuni tentativi si è riusciti a tirarle su di pochi metri prima che si bloccassero di nuovo. A quel punto è stata decisa la sostituzione che, come consueto, prevede di introdurre del cemento nei metri sottostanti e, quindi di proseguire la perforazione con le aste di dimensione più piccola.

Nel report del 2 Dicembre avevamo detto che la testa di perforazione si trovava a 680 m, quindi nella settimana dal 2 al 9 mentre la attività di perforazione si è rallentata, il lavoro di studio e descrizione delle carote ha avuto una accellerazione. I ricercatori infatti sono arrivati a descrivere fino agli attuali 790 m.
Riprendiamo quindi la descrizione delle unità stratigrafiche incontrate oltre i 467 m di profondità fino a 790m.

 

Attorno ai 467 m la stratigrafia presenta un alternanza di cicli di due sequenze di rocce principali. Queste sono riconducibili prevalentemente a due probabili paleoambienti: uno di acque aperte e un altro più prossimo ai ghiacci.
In generale possiamo descrivere ognuno di questi cicli come un susseguirsi delle seguenti unità stratigrafiche procedendo dal basso verso l'alto:
1 - una diamictite con una quantità variabile di vetro vulcanico (che indica una zona subglaciale, quindi sotto al ghiacciaio o molto vicina alla linea di arenamento)
2 - una unità costituita da diamictiti stratificate, arenarie e argilliti con clasti dispersi (indicante una zona di deposizione vicina alla linea di arenamento)
3 - una diatomite stratificata, indicativa di acque aperte, che spesso presenta verso l’alto intercalazioni di argilliti con clasti dispersi che segnano il passaggio ad ambienti pro-glaciali indicanti la vicinanza della linea di arenamento.
L'intervallo tra le unità 1 e 2 si presenta come un contatto poco netto, e mostra inoltre deformazioni causate dallo sovrascorrimento del corpo glaciale. Ciononostante si notano scarsi segni di erosione.

Come preannunciato nel report del 2 Dicembre l'intervallo dai 588 ai 791 m (la profondità massima descritta alla data odierna del 16.12.2006 dai sedimentologi) corrisponde a una sequenza di sedimenti vulcanici che si sono accumulati in ambiente subacqueo, molti dei quali con caratteristiche di deposizione primaria, cioè, come spiegato nella sezione "Petrologia" prodotti diretti dall’attività vulcanica come colate e ceneri e che non hanno subito rimaneggiamento.
Tutto questo intervallo presenta inoltre un cemento molto diffuso e pervasivo di carbonato nero e pirite di origine diagenetica (vedi glossario) .


I sedimenti vulcanici sono organizzati in unità di spessore compreso tra il decimetro fino al metro e in forma di flussi torbiditici (vedi glossario) osservati dai 588 fino ai 759 m e che indicano la presenza di un centro vulcanico nei paraggi (forse White Island) in grado di generare tali sedimenti e riversarli nel bacino adiacente. Sono state osservati anche alcuni intervalli con numerose fratture che suggeriscono una attività sismica di origine vulcanica o tettonica.
La sorgente sia della lava che delle unità sedimentarie si presume che sia piuttosto vicina data la freschezza del vetro osservato e la forma spigolosa dei clasti rivenuti nella breccia. I dati sismici forniscono indizi della presenza di un probabile edificio vulcanico sotterraneo circa 1,5 Km a Sud del sito di perforazione e su di questo si sta concentrando l'attenzione dei ricercatori come probabile sorgente del materiale vulcanico rivenuto.


Un altro dato interessante di questa serie è la presenza di lava fonolitca, (vedi glossario) pomice e tufo, quest'ultimo con granulometria media tipica dei lapilli (tra i 2 e i 64 mm di diametro). Unità appartenenti a uno di questi tipi sono state osservate a 646, 649, 623, 603 e 590 m di profondità. Inoltre uno strato di vetro vulcanico puro è stato rinvenuto a 577 m. Tutti questi strati sono stati presi in considerazione per la datazione radiometrica con il metodo Ar40-Ar39.
Il nostro metodo di datazione adottato attualmente è basato sulla distribuzione delle diatomee e indica una età dal Miocene al Pliocene inferiore (tra 5 a 6 milioni di anni fa) a 600 metri sotto al livello del fondale marino.

 

I 50 metri finali (da 700 a 759m) della successione vulcanica diventano progressivamente di granulometria via via piu fine e sono principalmente siltstone (con clasti delle dimensioni di comprese tra i 4 e i 62 micron) con strati di arenarie. Questa unità, insieme a un’altra compresa tra i 590 e i 634 m sono praticamente prive di clasti isolati o qualsiasi altro indizio che indichi la presenza di iceberg o la vicinanza della linea di arenamento.
Per entrambe le unità si ipotizza che la maggior parte delle deposizioni siano avvenute in periodi interglaciali e quindi in condizioni di acque aperte.

 

Le tracce glaciali ritornano oltre i 759 m di profondità e fino ai 791, che è composto da diamictite con clasti e argilliti vulcaniche. La diamictiti in questa zona contengono una abbondanza elevata di clasti di origine transantartica.

REPORT PRECEDENTI

Antecedenti al 9 Dicembre 2006