1.10 ANDRILL – La scelta del sito

Iniziamo col dire che il lavoro per la scelta esatta del sito esatto in cui condurre la perforazione è durato ben 5 anni di indagini e studi: tanto per dare un’idea della complessità della scelta (vedi su andrill.org alcuni video delle indagini 2005)

Le indagini più utilizzate in queste situazioni (grazie ai costi relativamente contenuti e alla possibilità di indagare territori piuttosto estesi) sono le indagini sismiche. In determinati luoghi si fanno esplodere delle piccole cariche di esplosivo; le onde sismiche generate vengono riflesse (rimbalzano) e/o rifratte (deviate) diversamente dai diversi tipi di rocce sottostanti. Ricevendole con opportuni strumenti e studiandole e interpretandole attentamente si ottengono molte informazioni. Queste, insieme a tutte le altre conoscenze acquisite sulla geologia della zona permettono di costruire un quadro sul quale effettuare le giuste valutazioni per la migliore scelta del sito. La certezza che il sito scelto sia quello giusto non c’è comunque MAI!

Perchè, dunque, perforare proprio in quel punto? Proviamo a spiegarlo a modo nostro (per una spiegazione più rigorosa vedi anche il Prospetto Scientifico Ufficiale del progetto MIS – ANDRILL )

MOTIVO 1. Il Tallone d’Achille

L’Antartide è suddiviso in 2 parti principali da una catena montuosa (la catena Transantartica):l’Orientale e quello Occidentale. Ma non è solo una suddivisione di comodo. In quello Orientale l’ immensa calotta, infatti, poggia su crosta continentale che, per la maggior parte, si trova sopra al livello del mare è quindi una calotta di ghiaccio continentale. Nell’Antartide Occidentale, invece, i ghiacci ricoprono in gran parte aree al di sotto del livello marino, e quindi, costituiscono, una calotta marina. Diversi elementi indicano che proprio quest’ultima, insieme alle piattaforme di ghiaccio (la Ross, la più grande del mondo e la Weddell) sono le porzioni più sensibili di tutto il continente, ai mutamenti climatici. Questa sensibilità è spiccatissima e solo ora si riesce a comprenderne l’entità. Essa ha un duplice valore: da un lato li rende dei formidabili registratori naturali dei mutamenti climatici passati ma dall’altro ne fa anche dei “Talloni di Achille” vulnerabili a quelli futuri e che purtroppo paiono inevitabili. E’ quindi ragionevole che lo studio di ciò che può accadere all’Antartide inizi dai suoi punti deboli.

Profilo topografico dell’Antartide

MOTIVO 2. L’imbuto

Tutta la piattaforma di Ross (che è grossa quanto la Francia) è un immenso collettore di ghiaccio che fluisce dal continente antartico radialmente in tutte le direzioni verso l’oceano. Ma il ghiaccio che arriva alla piattaforma di Ross, proviene, per la maggior parte, guarda caso, proprio dall’Antartide Occidentale dalla porzione di calotta che ci interessa di più. Proprio qui sul fondale del Mare di Ross finisce, ed è finita, una quantità immensa di detriti trasportata dai ghiacciai. Studiandoli da molti i punti di vista (sedimentologico, petrografico) si possono ottenere informazioni sui flussi glaciali che li hanno veicolati (direzione, velocità, entità) e sul loro sistema di alimentazione.

MOTIVO 3. La fossa (fase I)

Dove andresti a scavare se tu volessi trovare delle rocce via via più antiche e dal cui studio tu potresti ricostruire il passato (climatico, in questo caso)? Sono sicuro che se ti facessero questa domanda risponderesti anche tu subito così: in una fossa, un avvallamento, un bacino, una depressione. E’ infatti lì che c’è la maggiore probabilità che il materiale sedimentato si conservi nel tempo e lontano e da agenti che potrebbero asportarlo. Ma continua a seguire il discorso..

Ormai i geologi ne sono sicuri: da un punto di vista geologico, tutta l’insenatura dentro cui alloggia la piattaforma di Ross è un rift. Per farla breve, è un punto della crosta terrestre che si sta stirando, allungando in direzioni opposte, qui infatti, secondo alcune indagini c’è una crosta terrestre (continentale) spessa solo 20 Km contro i 30 canonici. Come è facile intuire, questo stiramento ha anche l’effetto di creare fratture (faglie) e abbassare la crosta in alcuni punti. La batimetria del Mare di Ross, infatti, indica che certe zone del fondale sono dei veri e proprio bacini: in uno di questi (chiamato Victoria Land Basin), c’è il punto prescelto per la perforazione….ma toh!

Batimetria della zona di perforazione e linee principali delle indagini sismiche


 

Sezione schematica della stratigrafia strutturale dell’area di perforazione

MOTIVO 4. La fossa (fase II)

In un oceano aperto, profondo migliaia di metri, tutto quello che si deposita, ha scarse probabilità di venir rimosso, quindi le serie di deposizioni sedimentarie del fondale oceanico sono piuttosto continue in termini di tempo. Analizzando queste carote è difficile trovare dei “salti temporali”.

Qui invece in Antartide ci sono i ghiacciai, non dimentichiamocelo. Quelli molto grossi possono, con la loro parte sommersa, raschiare il fondale asportando decine di metri di spessore di sedimenti. In questo caso, le serie di sedimenti che si ottengono possono essere molto discontinue con “salti” anche di centinaia di migliaia di anni. Questo, ovviamente, non ci sta affatto bene, vogliamo trovare un punto veramente speciale per il nostro pozzo ANDRILL. E il posto che cerchiamo è vicino al vulcano Erebus. Dagli studi sismici pare infatti, che la zona circostante all’edificio vulcanico (uno dei primi al mondo per volume di lava) sia stata oggetto si sprofondamento (subsidenza) conseguente all’enorme massa di materiale prodotta. In altre parole, la zona del nostro pozzo sarebbe come un punto privilegiato che è stato soggetto ad un processo di affossamento (bacino fessurale) dando così la possibilità ai sedimenti di depositarsi, al sicuro, nel corso di qualche milione di anni.

MOTIVO 5. L’orologio

Alcune classi che partecipano al progetto lo sanno già: uno dei problemi maggiori negli studi paleoclimatici come questo è la datazione.

Cioè capire esattamente il periodo o l’intervallo di tempo in cui quello strato che stai studiando si è sedimentato. E’ un problema enorme e di difficile (a volte impossibile) soluzione per le rocce sedimentarie. Per le rocce vulcaniche è tutto molto più semplice perchè esiste un metodo molto preciso: la datazione con gli isotopi. Avere un vulcano vicino al sito di perforazione potrebbe essere un vantaggio in più: il materiale vulcanico prodotto e successivamente litificato potrebbe costituire lungo la carota dei punti di riferimento temporali cruciali per la datazione di quelli sedimentari. Ed infatti quello che è capitato il 10 Novembre (
leggi il diario della perforazione).

Per maggiori informazioni sul vulcano Erebus, vedi il sito educational dell’Università del New Mexico , dedicato all’argomento e ricco di dati (anche in tempo reale), video e audio.

Stanare idee per le scienze a scuola. Fino ai poli